LETTERA APERTA A CASTELLAMMARE TRA 10 ANNI

Caro Sindaco,

le scriviamo per dirle che crediamo ancora in Castellammare. A dieci mesi dalla sua elezione, sentiamo il desiderio di contribuire, nel nostro piccolo, al dibattito cittadino in modo (si spera) diverso da quanto solitamente avviene.

Meglio presentarsi subito: siamo la generazione under, sempre più caratterizzata da chi per lavoro tende ad andare via. Alcuni di noi, infatti, seguono le vicende stabiesi da lontano, ma con immutata passione. Altri, invece, più fortunati o sfortunati, a seconda dei punti di vista, lottano quotidianamente sul territorio per immaginare una Castellammare diversa.

Abbiamo ben chiaro quanto sia complesso amministrare, ma atteso l’ordinario, atteso il completamento delle opere già cantierizzate o scontate, come la bonifica dell’arenile, la nostra generazione ha occhi per guardare oltre. La sfida è quella di immaginare, per la prima volta dopo decenni, la Castellammare del 2027.

Nonostante la Villa Comunale chiusa, nonostante le Terme, nonostante tutto, l’estate 2016 ha rappresentato un punto di non ritorno. Il turismo ci ha scelto, nostro malgrado. La nostra città è già collocata sulla mappa dei flussi: i primi dati sul trittico Pasqua-25 Aprile-1° Maggio sono, non a caso, da capogiro. È il turismo il busillis, la vera questione generazionale.

Siamo in grado di governare la complessità delle dinamiche a trazione turistica? La sensazione di un “turismo a nostra insaputa”, infatti, ci inquieta.

Per questo, caro Sindaco, abbiamo deciso di raccontarle ciò che pensiamo, come immaginiamo la città: oltre la Villa Comunale, oltre quanto di buono è già stato fatto da Lei e dall’amministrazione tutta. Proviamo a ridisegnare Castellammare alla luce delle coordinate del nostro tempo, guardando alla città che vorremmo, senza accontentarci, senza scommettere, per l’ennesima volta, al ribasso.

Coraggio ed immaginazione, dunque. E buona lettura.

LA CITTA’ NEL QUOTIDIANO: IL CONSUMO GIORNALIERO

E’ necessario preliminarmente distinguere i flussi ed un consumo giornalieri, da un turismo “di sistema”, ad ampio raggio. Quotidianità e lungo periodo, tattica e strategia. Ragioniamo sui modelli, in relazione alle concrete possibilità di sviluppo. Una Castellammare da intendersi come polo di attrazione nei confronti dei comuni limitrofi e della provincia, sul modello di Cava de’ Tirreni, non è utopia. La Castellammare del 2027 non può, però, limitarsi ad essere la “città cerniera” di quei flussi turistici che invadono altri territori. Il prossimo decennio sarà quello in cui Stabia dovrà presentarsi con tutte le sue potenzialità nell’offerta turistica del comprensorio. Guardiamoci negli occhi: i recenti fatti di cronaca ci impongono di lavorare, come comunità, sull’accoglienza dei turisti. Migliorare in decoro ed accoglienza è, infatti, l’imprescindibile punto di partenza per lo sviluppo turistico.

Dunque, abbiamo pensato di isolare poche tematiche (senza la pretesa di essere esaustivi), suddividendole in due categorie: la prima dedicata al miglioramento della fruizione giornaliera della città, la seconda volta al superamento strategico dell’idea di città cerniera.

Viabilità e pedonalizzazione. Dall’uscita dalla città all’accesso alla città: nuove aree ZTL stagionali

Non possiamo morire di traffico: la riapertura della Villa Comunale ha riproposto il tema della viabilità. Castellammare ha storicamente prodotto poche idee, a tratti confuse, sul tema. A titolo d’esempio, la partecipazione a Urban Innovative Action con un progetto multimilionario che per vari suoi spunti stronca sul nascere la narrazione della “città della Villa Comunale”.

O ancora, la vecchia intuizione di rendere via Acton a senso unico in uscita, verso la penisola. L’idea ha un suo senso, ma iniziamo a ragionare in modo diverso: il tema che le contingenze ci spingono ad affrontare non è l’uscita dalla città, ma l’accesso alla città.

Oggi, più di tutto, paga una ZTL ben studiata. Ed allora, ha senso continuare a ragionare sulla ZTL alternata tra Corso Vittorio Emanuele e Corso Garibaldi? Innanzitutto, serve chiarezza: non è più tempo di pedonalizzazioni a singhiozzo, di prove e di rinvii. Corso Garibaldi va ripensata in senso pedonale, senza troppi dubbi e con cadenza stagionale, così come per l’Acqua della Madonna, un potenziale nuovo polmone turistico per la città.

Parcheggi: mai più fronte mare

I crescenti flussi giornalieri, in realtà, non saranno digeriti dalla città senza un intervento di sistema sulle aree parcheggio. Se il nodo è, infatti, l’accesso alla città, occorre lavorare nell’immediato per un considerevole ampliamento dei posti auto. Per non ripetere gli errori del passato, sono banditi i parcheggi fronte mare! Il traffico va arrestato prima, fuori dal centro. Rigettiamo con tutte le nostre forze, dunque, l’idea malsana di un’area parcheggio nella zona degli ex Magazzini Generali: questo significherebbe innestare una nuova metastasi nel possibile polmone turistico della città.

Ragioniamo sull’esistente, in attesa di mettere a sistema l’opera all’imbocco del raccordo. Occorre subito ampliare la capienza del parcheggio Metropark (possibile in zona est un aumento di almeno 200 posti). Inoltre, va liberata l’area del mercato ortofrutticolo, ricollocando quest’ultimo nei pressi del mercato dei fiori. Quello spazio, infatti, strategico per la sua centralità, può diventare area di respiro e sosta, in prossimità della Stabia Turistica: è possibile, tramite project financing con privati, realizzare centinaia di posti auto ed un’area destinata al verde urbano. Occorre creare un’area di carico e scarico per i turisti (sosta bus 12m) nel centro cittadino; a tale fine l’area antistante alla cassarmonica a Piazza Monumento, in luogo delle strisce blu, pare essere il punto ideale, per la sua vicinanza a tutti i servizi essenziali.

Al netto delle operazioni di vendita (con acquisto da parte degli ex concessionari) di tre parcheggi, nell’ambito della più ampia dismissione dei beni della partecipata Sint, il parcheggio a ridosso del pallone geodetico (anch’esso di proprietà Sint) è un esempio intelligente di come le aree di sosta vadano intese in una città a rischio paralisi: uno spazio che, secondo stime ufficiose, rende il 10% annuo del suo valore di mercato. Ovviamente due grandi aree vanno messe a sistema: terme antiche, con l’immenso parcheggio, e Corso De Gasperi (dall’area Cirio in poi), con l’esigenza di interloquire con i soggetti privati finalmente in modo funzionale all’interesse della città.

Foto di Martina Cesarano

Marketing Urbano: costruire un brand sul binomio Città Delle Acque/Città Del Fuoco

In un’ottica di promozione dei brand che rendono Castellammare unica nel comprensorio, bisogna legare a doppio filo l’identità e le radici del territorio con la sua vocazione turistica. Se, nella sua relazione con l’esterno, la città continua ad essere identificabile con l’elemento dell’acqua, la crisi del termalismo stabiese non può continuare ad essere ostaggio della solita retorica. Servono idee ed investimenti, non difese d’ufficio. Intorno alle Antiche Terme è possibile ri-costruire un’identità cittadina capace di collocare finalmente Castellammare sulla mappa turistica regionale.

Nella narrazione delle nostre radici, spicca un altro elemento, apparentemente antitetico rispetto all’acqua: il fuoco. Dunque, la festività dell’Immacolata non può essere abbandonata a se stessa, affidata alla casualità e alla logica rionale dell’ognuno per sé; questo è un brand che, al contrario, va istituzionalizzato. In termini strategici, le settimane che portano alla festività più sentita in città possono rivelarsi un’occasione per differenziarsi nel comprensorio e destagionalizzare la nostra offerta. Chiediamo, dunque, coerenza tematica nella scelta degli eventi e di eventuali ospiti, alzando l’asticella rispetto ai soliti neomelodici e comici di provincia. La riscoperta delle nostre radici ci aiuterà ad essere finalmente riconoscibili. Identità è la parola d’ordine per andare oltre l’idea, stantia, di “città cerniera.”

Riconquistare Faito

Faito lega in modo naturale il tema del consumo giornaliero della città e quello dell’attrazione di flussi turistici extraregionali, e deve riconquistare la sua centralità nell’immaginario dell’intera provincia. Faito rappresenta l’unico ecosistema montano in un’offerta turistica costiera che spazia dal mare all’archeologia, passando per l’eccellenza gastronomica. La riapertura della funivia della scorsa estate ha riversato 40 mila visitatori tra i sentieri del Monte, senza che nulla sia stato preventivamente recuperato. Oltre alla messa a sistema della funivia, infatti, molto altro c’è da fare.

Il rifacimento della strada d’accesso alla montagna da Quisisana, attingendo al nuovo settennato di fondi PON, sarebbe un consistente incentivo ad uno sviluppo commerciale dell’area, istituendo, tra l’altro, un nuovo legame tra Faito e la città, proprio ora che la Reggia si avvia a diventare un Museo Civico. E’ inoltre fondamentale predisporre un nuovo piano di utilizzo della montagna, al fine di evitare che rimanga un luogo esclusivamente panoramico, a partire dalla valorizzazione di percorsi di trekking già esistenti, inseriti nelle guide ufficiali del CAI ma poco conosciuti, mancanti di segnaletica e, spesso, in condizioni di degrado (con la collaborazione progettuale dell’amministrazione vicana, che di recente si è mossa, e bene, proprio in questa direzione).

Fonte: Libero Ricercatore / Foto di Ferdinando Fontanella

OLTRE LA CITTA’ CERNIERA: STABIA PROTAGONISTA DEL SUO FUTURO

Non si vive del turismo degli altri. Partiamo da qui, perché per troppo tempo Castellammare è stata stritolata nella morsa della “città cerniera”: troppo prestigiosi i brand di Pompei e Sorrento, per poter pensare di differenziare l’offerta turistica. Siamo stati, e rischiamo ancora di essere, il mero il dormitorio (a basso costo) delle città più ricche. Non ha funzionato e non funzionerà.

Questa è una narrazione ormai perdente, confezionata per evitare di governare “processi turistici” più complessi. Dunque, la nostra immaginazione ci spinge oltre la visione di cerniera, verso quella di “città perno”. Occorre diventare indispensabili non solo sul piano logistico: è l’offerta turistica quella su cui bisogna lavorare ed intervenire in vista di Stabia 2027, e la geografia è dalla nostra.

Scavi: legare il complesso archeologico al centro cittadino

Le ville archeologiche di Stabiae hanno visto un deciso aumento in termini di presenze, vuoi per una gestione più oculata da parte della Soprintendenza archeologica, vuoi per le molteplici iniziative messe in atto ciclicamente da associazioni del territorio. Eppure, negli anni Stabiae si è trovata ad essere divorata da un vero e proprio gigante nel raggio di pochi km. Pompei è un brand di livello mondiale, secondo, in Italia, ai soli Fori Imperiali di Roma. Parliamo di un attrattore di risorse economiche e politiche con il quale sarebbe stupido e sconsiderato porsi in concorrenza.

Più sensato sarebbe posizionare le Ville stabiane come arricchimento dell’offerta archeologica della provincia, magari rilanciandone il fascino paesaggistico. L’impellenza è la costruzione di una rete relazionale e fisica con il territorio, in modo di far comunicare il pianoro di Varano con il centro cittadino, attraverso la messa in atto (anche in partnership con privati) di percorsi pedonali, ciclabili e servizio navette. Il legame tra la città e gli scavi risulterebbe inoltre rafforzato dall’inserimento della stazione di Castellammare di Stabia tra le fermate della linea archeologica Campania Express. Pare inoltre opportuno lavorare con la Soprintendenza per l’introduzione di un biglietto d’accesso agli Scavi.

Urbanistica: uno sviluppo funzionale alla città

Stabia ha l’urgente bisogno di crescere in volumetria alberghiera. Il recente sold-out degli alberghi in questi giorni ci segnala la necessità di individuare altri immobili sensibili da riconvertire a fini ricettivi (l’ex colonia ferrovieri, il complesso dei Salesiani, l’edificio attuale sede dell’ASL). Nella prospettiva di uno sviluppo urbanistico funzionale alla città, Castellammare dovrebbe adeguarsi al trend nazionale che vede un’opportunità nel ricollocamento degli uffici pubblici e dei presidi delle forze dell’ordine nelle periferie (ad esempio, l’area Savorito).

Le relazioni con il privato sono, ovviamente, fondamentali anche per lo snodo strategico di Corso De Gasperi. Il recupero di quel che sarebbe dovuto essere il naturale connettore tra Marina di Stabia e il centro cittadino non può dirsi avviato con la predisposizione della pista ciclabile. Lo sappiamo, la selva di interessi privati divergenti tra loro in quell’area è foltissima, ma la logica perequativa sulla quale più di un’amministrazione ha sbattuto la testa non è una soluzione coerente.

Anche la collina di Varano può essere oggetto di una riflessione in chiave urbanistica. Esistono degli strumenti alternativi, accessibili, con cui intervenire per la messa a valore dell’area; parliamo ad esempio, dei Programmi di recupero degli insediamenti abusivi (P.R.A.), attuabili per mezzo di accordi di programma tra l’amministrazione comunale, la Regione ed i soggetti interessati. I P.R.A. permetterebbero il recupero con opere di urbanizzazione primaria e secondaria (senza aumento di volumetrie) di zone caratterizzate dalla presenza “di edifici condonati ovvero in attesa di perfezionamento del condono presentato ai sensi delle leggi statali vigenti”. Intervenire in tal senso porterebbe benefici anche al patrimonio archeologico, nella prospettiva di un ritrovato rapporto tra Castellammare e gli Scavi perché permetterebbe di predisporre nuovi spazi e vie d’accesso pedonali e sostenibili da Viale delle Puglie (al netto della messa in sicurezza dell’area).

Altro tema caldo sul fronte urbanistica è la valorizzazione del Centro Storico. Anche lì l’amministrazione può giocare un ruolo strategico: da qualche anno a questa parte, l’UE ha intrapreso un fruttuoso percorso di finanziamento finalizzato al riutilizzo di spazi dismessi o in disuso. Uno dei bandi più noti in materia, l’URBACT, è stato portato a casa da piccole realtà a noi vicine, come Casoria ed Ercolano. Imparare da queste buone pratiche può essere indispensabile per pensare di rivalorizzare i palazzi comunali del Centro Storico, come stimolo allo sviluppo economico e sociale dell’area.

Quale porto per Stabia 2027?

Dovevamo essere il Porto di Pompei, ma qualcosa è andato storto. E, se nella città dei due porti, l’accesso via mare continua ad essere un fallimento sia gestionale che politico, occorre tornare a “discutere di mare”. Proviamo a ricostruire in breve la vicenda, perché è necessario mettere ordine.

Il 23\2\2006 il comune di Castellammare, previo accordo con il Ministero delle Infrastrutture, la Regione Campania ed il Demanio, si preparava alla costruzione della Stazione Marittima (nell’ambito del più ampio Progetto Integrato Portualità Turistica). La zona degli ex Magazzini Generali, appositamente assegnata in custodia all’ente comunale, sarebbe dovuta essere l’area destinata a tale uso. Dieci anni prima di Salerno, dunque, Castellammare era pronta: perché siamo rimasti fermi al palo?

Una parziale risposta la troviamo nella scelta, del Settembre 2006, di entrare nella giurisdizione dell’Autorità Portuale di Napoli. Non tutte le responsabilità sono riconducibili alle amministrazioni stabiesi: i commissariamenti dell’Autorità Portuale nel corso di questi anni hanno impedito una programmazione seria e coerente. Oggi, però, le cose sono cambiate: è stato recentemente presentato il nuovo Piano Operativo Triennale (2017-2019) dal nuovo Presidente dell’Autorità di Sistema del Mar Tirreno Centrale Pietro Spirito. Per comprenderne appieno la portata e gli effetti è necessario attendere il nuovo piano regolatore portuale (ad oggi è vigente quello del lontano 1961), soprattutto per capire quale sarà la direzione da prendere e quali debbano essere le attività “di sistema” che il porto stabiese è in grado di sostenere.

Dobbiamo chiederci, nel frattempo, quale porto immaginiamo per la Stabia 2027. Dal 2013 al gennaio 2017, il molo di sottoflutto è stato dato in concessione dall’Autorità Portuale ad una società privata. L’area è stata transennata e destinata all’attività (pressoché esclusiva) di ormeggio di megayacht e gigayacht. I conti non tornano: gli ultimi quattro anni ci hanno detto che il porto non è divenuto fonte di nuova ricchezza, né di nuovo lavoro. Lo suggeriscono i bilanci, le cifre, i canoni (bassissimi) pagati allo Stato. Tra l’altro, una nuova istanza di concessione (dalla stessa società) è stata presentata all’Autorità di Sistema del Mar Tirreno Centrale e, con ogni probabilità, per un nuovo quadriennio il molo di sottoflutto sarà destinato alle medesime attività (attracco megayacht e gigayacht): il 10 maggio si concluderà la procedura in attesa di possibili offerte concorrenti (che difficilmente arriveranno).

Tuttavia non ci rassegniamo all’idea che il porto antico sia solo questo. L’area flegrea (che ad oggi si propone di accogliere piccole e medie navi da crociera) offre esempi virtuosi di come l’accesso alla città dal mare possa essere una risorsa importante se si abbandona l’idea di un porto usato esclusivamente come parcheggio per imbarcazioni di lusso.

Ex Magazzini Generali\Deposito Sali: recuperiamo la “vista del mare”

Pochi mesi or sono il vice sindaco Di Martino ha dichiarato che l’amministrazione sta interloquendo con la Soprintendenza per procedere all’abbattimento dei vecchi immobili fronte mare. Come forse saprà, siamo dello stesso avviso. Riteniamo, infatti, quell’area strategica non solo per il retroporto, quanto piuttosto per un’intera fetta di città spesse volte dimenticata. La generazione under, nella prospettiva della Stabia 2027, non può che sperare nel colpo grosso: abbattimento delle cubature fronte mare, per dare luogo ad una “Piazza a Mare” che metta a sistema l’intera area. Il rapporto tra il mare ed il centro antico, in chiave turistica, passa da questa scelta.


Il nostro viaggio nel 2027 è finito. Torniamo all’oggi, al nostro presente pieno di opportunità. Le cose da fare sono molte, ma immaginare cosa potrebbe essere Stabia tra 10 anni trasmette grande entusiasmo.

Crediamo in Castellammare e speriamo che questo entusiasmo affondi le sue radici nel territorio.

Con immensa fiducia, le auguriamo un buon lavoro.

La generazione under

Carmine Angiò                                                                                                   Antonio Atte                                                                                         Pietro Paolo Avventura 

Riccardo Buonanno                                                                                          Vincenzo Chianese                                                                                               Luca D’Alessio 

Jacopo De Vivo                                                                                                  Barbara Esposito                                                                                                    Sara Esposito 

Cristian Izzo                                                                                                       Mauro Malafronte                                                                           Maria Cristina Napolitano 

Cristiano Petricciuolo                                                                                       Leonardo Portelli                                                                                              Riccardo Portelli 

Stefano Scanu                                                                                                    Libero Schettino                                                                                                    Agostino Tullo

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